25 giugno 2008
Sono innamorata di te.

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Tiriamo le somme
17 giugno 2008
Quando hai 22 anni e non hai mai lavorato il tuo calendario funziona diversamente da tutti gli over 19 che non si sono iscritti all'università. Se poi fai anche attività sportiva a maggior ragione. Per questi motivi ti ritrovi a pensare che l'anno inizi a settembre e finisca a maggio, tutt'al più a giugno, che luglio e agosto siano vacanza e non sai nemmeno cosa sia l'anno fiscale, per non parlare di quello solare. Capodanno è solo una scusa per tornare tardi tardi. Ergo ti ritrovi a giugno, in realtà un po' in anticipo sui tempi e cominci a pensare. Ti siedi su un bel sasso, tiri un bel respiro, speri che la schiena non si lamenti troppo e tiri qualche somma. E in questo giugno estremamente piovoso scopro che settembre è lontanissimo. Mi concentro su "inizio anno" e mi accorgo che mi sembra sia passato un lasso di tempo molto più ampio di quello effettivo. I ricordi sono lontani, vaghi anche se in realtà ben fissati nella mia memoria. Semplicemente mi sembra siano passati anni e anni e quei momenti paiono scene di un film visto molto tempo fa, di cui ricordo a malapena la trama. Figuriamoci il finale. A settembre era tutto diverso... Ho iniziato l'anno al fianco di una persona. Ho iniziato l'anno cestistico con mille aspettative, carica come una molla, un po' titubante compiendo scelte come al solito più altruistiche del dovuto, ma pienamente consapevole. Già questi due punti non sono durati granché: settembre ha assistito al mio più grande cambio di rotta e l'entusiasmo inziale ha pian piano scemato, già dai primi mesi.. Settembre è stato un mese lunghissimo: dubbi, esitazioni, tentazioni, cedimenti, tradimenti, sorrisi, lacrime, sorrisi, speranze, paure, tradimento, abbandono, lacrime, lacrime, lacrime. E ottobre ne è stato il degno successore. E sull'altro piano la paura di aver commesso uno sbaglio dilagava, un post verde di novembre mi ricorda emozioni troppo lontane ma assolutamente non dimenticate. Voi, solo voi, sempre voi. Ma solo voi. Non bastano certe ragioni, certe volte. Non bastano a rifare la stessa scelta, lo stesso errore due volte di fila. Mi dispiace, forse sono egoista, forse sì, forse finalmente per una volta riesco ad esserlo. Mi spiace che ci andiate di mezzo voi, ma ne ho bisogno come l'aria. Se mi sembra che quest'anno sia stato così lungo è forse perché è stato incredibilmente intenso e perché ha stravolto la mia vita. Sono cambiata io, sono cambiate le persone che mi stanno intorno, sono cambiati i miei progetti di vita e i miei propositi..e poi sono dottoressa, perbacco! Sarà anche per questo? Sì, è stato un anno davvero intenso, ma irrimediabilmente positivo. Se settembre ha portato tante lacrime, è stato però anche in grado di regalarmi due persone speciali, una vecchia e riscoperta, e l'altra totalmente nuova, senza le quali non saprei proprio immaginare la mia vita ora e soprattutto non avrei saputo immaginarla allora. Se la delusione è stata più forte della speranza, l'amicizia ha però prevalso sempre su tutto e alla fine rimangono sorrisi bagnati e tenere promesse che aspettano solo di essere mantenute. Spero di non perdervi, mai. Se poi tutto è cambiato, le prospettive, le giornate, il modo di porsi e il maturare, è solo per un motivo. E sai benissimo qual è. Anzi, lo sanno un po' tutti in verità. Sto crescendo, sto accettando me stessa (la vera me stessa) in un rapporto a due. Sto imparando ad accettarmi (veramente), a sapermi prendere, a conoscermi senza imputarmi e a correggere il mio comportamento irrimediabilmente viziato, immaturo, lassista e fatalista (o "favolistico" se preferisci). E il merito è solo di una presentazione del 26 ottobre, di un torneo in novembre, di una serata a dicembre e dei successivi sei mesi. Il mio anno accademico e cestistico anche non è ancora finito, ma qualche somma la posso già tirare. E, senza l'aiuto della mia fidata calcolatrice, posso dire che il bilancio è positivo. Sì, Ivan, l'orizzonte sembra sereno. Non prevedo tempeste, ma le saprei affrontare molto meglio ora.

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E poi..
11 giugno 2008
18..23..due numeri che ti fanno sentire bene. Come non ti sentivi da tempo, da un paio d'anni almeno..tolte qualche sedute sporadiche estive alla corte di amici e compagni che però aiutano non poco. Qui no, ieri no. Anzi, a dire il vero va grandissimo merito a tutte perché sono ragazze che non mollano mai, che ce la mettono tutta e che hanno dei gran bei risultati. Ma soprattutto c'entra la tranquillità di 35 minuti nel clima più rilassato possibile. Non è la location, è l'ambiente, sono le persone, è la stima, la fiducia che traspare dai volti e dalle parole. è così che dovrebbe essere sempre, è così che un 23 diventa possibile.

E poi sfrecciare a 140 per una bella festa purtroppo rovinata dalla pioggia. Ed è sempre bello trovarsi noi, perché sì, perché siamo un bel gruppo, perché ci divertiamo un sacco e perché alla fine ai più "fissi" voglio davvero bene. E trovarsi su una panchina a spiegare ad un "meno fisso" la nostra genesi è proprio bello e in cuor tuo speri che duri il più possibile...

E poi c'è un messaggino..che ti sorge spontaneo in macchina, che mandi anche se sai che vedrai il destinatario a breve, che mandi perché hai proprio voglia di condividere quel 18 e quel 23 con lui. Vorresti mandarne due, ma ti sembra patetico, e allora cedi, contenta, a questa voglia che è proprio tenera.....

E poi c'è sempre un altro "tu", un pronome sempre presente nei post, quel "tu" con cui condividere tutto questo, che se non ci fosse quel "tu", tutto questo non avrebbe così tanta importanza...

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In un'altra vita
22 aprile 2008
Se sapessi suonare il piano, la saprei fare. Se sapessi suonare un qualsiasi altro strumento, proverei almeno ad abbozzarne il tema. Se fossi una semplice ascoltatrice, so che chiuderei gli occhi e mi lascerei trasportare lontano, in un'altra vita. Lo so, perché è quello che faccio. So che se anche i tasti sono 88 e sai che non possono fregarti, alla fine ce la fanno, a fregarti. E il risultato è infinito, come infiniti siamo noi, le sue dita, le nostre, la musica, il tempo. Due poltrone rosse che si mischiano con i corpi, troppo strette per contenere quattro lunghe gambe e una gioia dopotutto semplice. Tante persone con le orecchie tese e ti trovi a chiederti per quali motivi siano lì. Chi muove le dita freneticamente, chi dorme, chi beve coca-cola, chi fa filmini. Chi si ama. Mi guardo attorno nel buio e non vedo niente di più luminoso dei posti N50 e N51 e credo che nessuno abbia un valido motivo per essere lì come il responsabile del Basket Bicocca e una laureata in lettere. Rifletto sulla genesi del regalo, sulla poltronissima, sui prezzi e mi rammarico per la sorpresa mancata. Ma ad un tratto, all'improvviso capisco che non è vero niente, che non c'è nessuna fila N e nessuna signora grassa che muove le dita, che nessuno beve coca e nessuno fa foto, che siamo in un'altra vita. Sì, in un'altra vita. Siamo partiti, senza nemmeno rendermene conto, convinta che una qualche pausa sarebbe intercorsa tra un viaggio e un altro, una qualche voce mi avrebbe invitata a fare i bagagli e salire in carrozza. E invece no, arriva inaspettata come l'amore e mi prende lo stesso brivido che mi prese a Bologna il 26 dicembre scorso, quando dieci dita un po' emozionate e sicuramente nervose hanno cominciato a suonare su una tastiera molto meno infinita. Lo stesso brivido che ti prende quando vedi all'improvviso la cosa più bella del mondo e non pensavi di vederla, non pensavi sarebbe stata così bella. Quelle note, sentite lì, in uno spazio indefinitio in un'altra vita sono un'emozione unica, equiparata solo dal muovere appena le dita e incontrarne altre. E rendersi conto che nel mio viaggio non sono sola. E che non sono l'unica a viaggiare. All'improvviso realizzo che tutti stanno andando da qualche parte e ognuno in un'altra vita, nella vita che vorrebbe, nella vita che lo rende più felice e che non è mio diritto indagare oltre. E mentre lentamente cresce sempre più veloce, più acuta, più incredibilmente coinvolgente, mentre ti chiedi come fanno quelle dita a produrre qualcosa di così dolce, come ha fatto una mente a pensare qualcosa di così indescrivibile, mi volto e trovo il tuo sorriso. Ed allora capisco, nella frenesia delle note, nella discrezione del buio, nell'emozione di un semplice concerto che in un'altra vita tu saresti lo stesso sempre al mio fianco.

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Aldebaran
03 aprile 2008
è incredibile tornare a parlare di te dopo così tanto tempo. Incredibile farlo in questo spazio, senza la paura che qualcuno lo legga e ne soffra o semplicemente non capisca. Senza quindi essere costretta a dare delle spiegazioni perché..spiegazioni non ne esistono. Ed è soprattutto incredibile tornare a parlare di te senza soffrire. Anche se quello stadio l'ho superato da un bel po'. è incredibile che finalmente il ricordo sia divenuto piacevole, dolce. In realtà questo ricordo era dolce già da un po', ma le prime volte odiavo questa dolcezza. Odiavo la mia debolezza che faceva arretrare l'odio e la rabbia dentro di me, per fare spazio al ricordo melanconico. Sì perché io non volevo, non ho mai voluto, ricordarti con un sorriso. Volevo odiarti, volevo avercela con te. Volevo, come sempre in questi casi, che il rancore non calasse mai, in un perpetuo stato di sofferenza misto rabbia. Solo che la mia mente e il mio cuore sono più intelligenti del mio cervello e alla lunga, alla molto lunga, lasciano sfumare i sentimenti negativi. 4 anni. 4 anni scivolati, ma che dico, trascinatisi dietro come una zavorra pesantissima. Con una difficoltà incredibile. Eri la mia croce e la mia delizia. Eri il mio dolore più grande e al contempo il motivo per andare avanti. Eri il segreto più profondo, per tutti, ma eri anche stampato sulla mia faccia, tra le pieghe del mio viso solcato da lacrime profonde che ne hanno modificato i tratti. Sei stato la svolta e il baratro allo stesso tempo. Sei stato praticamente tutto. Mi hai insegnato a vivere e mi hai uccisa contemporaneamente. L'incredibile è questo in realtà: quello che sei stato per me. E ora perché rivango tutto? Perché ora il ricordo senza la spina del dolore è terribilmente dolce, e mi ritrovo la notte su messenger a parlare di te, a sperare di parlare di te anche al più improbabile degli interlocutori. Perché non sei più un segreto da portare pesantemente chiuso nel cuore. Non lo sei più. E questo non solo per l'eccezionalità incredibile del mio interlocutore, ma anche perché la Sisa è cresciuta, è cambiata, è maturata e tu sei così lontano nel tempo. La Sisa è diventata quella che volevi tu, forse, anche se "la bambina di 15 anni e la 'donna' di 20 sono differenti solo per le esperienze vissute non certo per il nucleo che ne fanno esseri unici, inimitabili ed adorabili". Unico, inimitabile e adorabile è stato quello che c'è stato tra noi che non potrò mai dimenticare, anche se il tempo ha voluto cancellarne il ricordo, affievolirne il sentimento e limarne i contorni. Tra le miliardi di canzoni che ti avevo dedicato, le più pregnanti dicevano che una parte di te sarebbe sempre stata con me. Ed è vero. Così è e così sarà perché mi hai dato tantissimo e per quanto potremmo non rivederci mai più, o solo raramente in fortuite occasioni, "quando ti guarderò avrò ricordi struggenti mischiati al piacere di ritrovarti e questo mi creerà momenti di difficoltà che maschererò facendo finta di nulla e non facendo trasparire emozioni". E a distanza di così tanto tempo, dopo tutte le miriadi di esperienze che ho avuto in tutti gli ambiti mi torni in mente in un primo aprile qualunque. Chissà cosa stai facendo, chissà quali sono i tuoi pensieri ora. Ora che c'è qualcun altro che li capisce quanto, o forse meglio, di me. Chissà se ogni tanto in qualche angolo della tua mente ritorno alla luce anch'io nel mio piccolo, in quel che posso aver rappresentato per te. Chissà se alle volte tornano alla mente le tue parole, le mie, quelle lunghe chiacchierate in cui sono venute fuori promesse più grandi di noi. Di me senz'altro, di te non avrebbero dovuto..ma lo sono state alla fine. Chissà se ti ricordi gli abbracci furtivi, ma dolci e divertenti e le lunghe mail, proprio nei primi anni che esistevano (almeno per me). E quel bacio, quella sera. Chissà se ti ricordi il numero ICQ "solo per me". Le frasi "quando torni a casa mi scrivi?". Chissà se ti ricordi tutti i miei problemi, gli sfoghi di entrambi. Chissà se anche per te la mente e il cuore hanno falsato, nel bene o nel male, questi ricordi. Proprio questi che sono dati di fatto, non certo interpretabili. è davvero incredibile che io sia qui ad elencare i momenti con te, dopo averli pianti per anni, dico, anni. è incredibile veramente che ora l'unica cosa che ricordo siano quei due anni e non i successivi 4. è incredibile che tutto sia passato così come se niente fosse e che ora io lo veda così lontano e così dolce. Forse sei tu, finalmente ho imparato anche l'ultima tua lezione. Si perché ora, finalmente, come te, ne sono convinta anch'io: sono felice di averti conosciuto..ed amato.

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A te,
25 marzo 2008

A te che sei
semplicemente sei
sostanza dei giorni miei,
sostanza dei sogni miei.

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le mimose più belle che abbia mai ricevuto
10 marzo 2008
Ora dovrei intitolare un post "cosa significa immaturità?". Ma non credo basterebbe una pagina web per giustificare certi comportamenti. E poi dovrebbe seguirne un'altra intitolata "pazienza infinita mista ad infinito amore". E lì non servirebbero parole, ma solamente una foto con un nome e un cognome sotto. E una parola: GRAZIE.

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Numero o bandierina?
06 marzo 2008
Che cosa significa esagerare?

esageràto [ezadze'ra:to ]
agg., s.m.


2 agg. CO che oltrepassa la giusta misura (De Mauro)

1 p.pass CO superiore al vero o al giusto, sproporzionato, eccessivo.
2 agg. CO riferito a persona, con senso attivo, che esagera o che eccede in qualcosa. (Treccani)


Beh insomma, la maggior parte dei dizionari dice questo: esagerato è colui che passa la misura, il "vero", il "giusto". E a questo punto la domanda è lecita e assolutamente prevedibile: chi decide qual è la misura da superare? Dov'è depositato il "vero" assoluto, il "giusto"? Insomma, succede che alla fin fine tutto, come sempre, è lasciato al relativismo, questo strano fenomeno per cui niente diventa giudicabile e tutto è giustificabile. Il "giusto", il "vero", la misura sono entità determinate da ognuno di noi, in ogni ambito specifico. E come si fa a sapere qual è per un'altra persona? Come si fa a capire quando, come dice il proverbio, il troppo stroppia? E un'altra domanda che a me sorge spontanea è: il contrario, il non esagerare, il restare nella famigerata "misura", è indice di cosa? Voglio dire, esagerare è per forza così negativo? Nel tempo ha assunto un'accezione negativa, ma come sempre le accezioni generalizzano e le generalizzazioni sono sempre infondate. Insomma, se dico "Quella donna è esageratamente bella/buona/gentile etc etc" non sto dicendo nulla di negativo. Forse è l'aggettivo (o il participio) che denota un senso negativo. Proviamo. "Ho un fame esagerata". Uhm esempio ambiguo. Andiamo nello specifico, riferiamoci a persone. "Ho una passione esagerata per la coca cola". Uhm, non ci siamo ancora. Proviamo coi comportamenti. "Sei esagerato quando parli del tuo gatto". Uhm. Con i sentimenti? "Credo che la tua gelosia sia esagerata". Esempio deviante quest'ultimo, ma d'altra parte non si usa dire "Credo che la tua generosità sia esagerata". E allora forse mi sono risposta da sola: "esagerato" ha un'accezione negativa insita nella sua natura. O perlomeno oggi giorno lo intendiamo così. Insomma, non si può associare niente di buono all'esagerazione: non si può essere esagerati senza scadere nel negativo, nella ridondanza e quindi, in definitiva, il proverbio ha ragione. Il troppo stroppia. Peccato, perché insomma io credo che non si possa esagerare con intenzioni malvagie. Non credo che chi esageri pensi o voglia strafare. Probabilmente è solo un modo di esprimere qualcosa di grande, sia esso gelosia, amore, rabbia, odio. Forse essere esagerati dipende dalla personalità? Forse non si è in grado innatamente di contenere le proprie emozioni? O forse si è travolti a tal punto da certe emozioni che non si può proprio trattenerle in alcun modo? Magari invece alcune persone mascherano meglio l'esagerazione di altre e fingono di esserne esenti. Mah, sono confusa. Non so fino a che punto sia giusto spingersi in questi terreni. Non so dove comincino le sabbie mobili e chi queste sabbie mobili si tirino dietro: l'esagerato o le vittime di questa esagerazione? Non conosco il livello di sopportazione. E non so cosa pensare di chi non ha queste reazioni, di chi non ha la natura portata all'esagerazione. E ancora meno capisco le persone che non l'hanno mai avuta e un bel giorno ce l'hanno. O meglio, è semplice da capire qui: credo sia dovuto a fattori esterni, ma fino a che punto è giusto concedersi? è un campo minato, o un prato fiorito se preferisci. Non riesco a vedere i numerini, non so dove mettere le mie belle bandierine blu.

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La giornata più noiosa degli ultimi mesi..
01 marzo 2008
Aiuto, sto finendo l'aria dentro al serbatoio...

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questo è un post colore mare di Bora Bora..
26 febbraio 2008
E adesso? Quattro giorni DALLA laurea. E che cos'ho a quattro giorni da questo evento per me così importante? Un 105 in tasca, che desideravo tanto fosse almeno un 106 (che novità), a redimere un 73 della maturità. Vorrei andare dalla Luisella e sventolarle sotto il naso il mio diploma di laurea. Lo so, non è un granché. Ma forse è più di quanto si aspettasse. Ed è colpa sua se è ho preso solo 73. Un album di foto che continuo a riguardare. Sorrisi baganti da lacrime di gioia, di delusione, di emozione. Fiori rossi in mano, alloro in testa e una tesi verde tra le dita..pardon, color mare di Bora Bora. E un salto altisssssimo. Eh sì, ho saltato in alto stavolta. Spero di superarmi a breve. E in quelle foto tanti volti di persone care, la cui presenza conta tanto e l'assenza non pesa. Non preoccupatevi, non pesa. Il sorriso bagnato di mia madre, ci fosse stato bisogno di vederlo, e la voglia enorme di abbracciarmi, la stretta di mio padre, l'abbraccio di mia sorella e il suo splendido regalo, le battute di mio cognato, i baci di mia nipote, gli abbracci di tutti gli altri..dal mio fratellino, ai miei nonni, alla zia e al cuginetto. E Alex, che piacere che tu sia venuto, anche se tardi. E Ivan, che gioia vederti correre solo per la mia discussione e rimanerci così male avendola persa. E A. (come mi chiama lui su internet) e il suo post. Non c'eri alla discussione, ma che gioia leggere quelle parole. Grazie è riduttivo. E poi tra tutti il sorriso più smagliante. E tra tutte quelle persone, la più importante, l'ultima che ho abbracciato, come premesso. "Guarda che ti abbraccerò per ultimo", "Non importa, tanto dopo di te sarò il più felice". Non ricordo nemmeno chi sia stato il primo, forse Simi o forse mia madre. Ma so che tu sei stato l'ultimo. Tu, a cui sono dedicate queste righe scritte nel gelo della metro, tra le note dei Verve e un neonato mal di pancia. Tu, che ho appena lasciato andare agli allenamenti. Tu, che volevi a tutti i costi prestarmi la macchina e risparmiarmi il viaggio coi mezzi. Che dolce. Tu, a cui tante tante canzoni mi fanno pensare in questo ipod o perché yours are the sweetest eyes I've evere seen o perché Bob cantava in uno degli ultimi film visti, che ci è piaciuto tanto. E avrei tanto voluto vedere Reign over me con te. Tu, che per la laurea mi hai regalato un sogno, che hai realizzato uno dei miei desideri più grandi. Non vedo l'ora che arrivino quei giorni e spero durino per sempre. Quattro giorni dalla laurea. La realtà è che i fiori si stanno arrendendo alla forza di gravità, l'alloro si sta seccando, la camicietta e le scarpe sono riposte a prendere polvere (forse in attesa della prossima laurea?) e il tempo lentamente passa e va. Panta rei, diceva Eraclito. E questo perché il tempo non sa che Bergson lo ha suddiviso tra tempo oggettivo e soggettivo. Tutto scorre. Mentre io mi laureavo, da qualche parte qualcuno rideva, qualcuno moriva, qualcuno nasceva, qualcuno piangeva. Ma niente è cambiato. La verità è che siamo noi a dosare emozioni e lacrime, a scrivere post su giorni particolari, o meglio a rendere particolari certi giorni tali per cui dedichiamo loro un post. Francesco insegna che i sorrisi e le stagioni sono denari che van spesi con dovuta proprietà. Di sorrisi ne ho spesi davvero tanti, negli ultimi tempi soprattutto, ma credo che qui il ragionamento non valga. Credo che i sorrisi siano denari che si autorigenerano, credo che da un sorriso ne nasca un altro e così via a catena. Credo che siano ben più preziose le stagioni. Di stagioni, infatti, ne ho sprecate tante. Io, per motivi miei, senza dispensare colpe a nessuno. E ora basta, ora è il momento di vivere a pieno, partendo da 0. E tu, lo sai, non sono brava coi numeri, vuoi iniziare a contare con me?

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posted by Sisa at 22:04 | Permalink | 3 comments
and now I walk into the wild
11 febbraio 2008
Mi piace avere un motivo per tornare a scrivere. E so che per questo capirai se adesso alle 2 di notte sono alla tastiera anziché riposare, godendo dei minuti che mi hai regalato. Ma credo che se certe cose non ti fanno riflettere, se dopo certi film non ti viene voglia di gridare, non puoi definirti propriamente uomo. O almeno, uomo nell’accezione in cui lo intendo io. “Se ammettiamo che l’uomo sia regolato dalla ragione, ci precludiamo la possibilità di vivere”: citazione number one. Perché non è solo questione di prendere e viaggiare. Non solo almeno. Non è solo questione di ribellarsi ai genitori che ti hanno ferito, di scoprire luoghi incontaminati e capire la bellezza della vita nel senso più primordiale. È proprio una questione filosofica, una filosofia che ho sempre abbracciato. È un voler rinnegare tutto il sistema, perché un sistema non dovrebbe esistere. E allora prendere e andare, andare dove ti porta il vento o dove ti portano i tuoi sogni. Viaggiare per lasciare i ruoli, le imposizioni, un senso della vita che non le appartiene, la società, la società, la società, la società!!!!!! Perché la società non esiste, è un’invenzione del XX secolo. La società ci rende cattivi perché ci vuol far credere che siamo diversi. In cosa poi? Non l’ho mai capito. Al liceo adoravo studiare filosofia perché mi sembrava che i filosofi conducessero la vita esattamente come andava vissuta: a fare niente, o almeno in senso stretto. Passare la vita pensando, vivendo gli attimi, riflettendo su ciò che ci circonda e godendo di ogni esperienza. E passavo ore a riflettere su questo. Mi chiedevo come mai si fosse persa questa abitudine. E mi ero resa conto di ciò che ha detto Alex stasera: che tutto è stato inventato. Tempo fa su questo blog, o su un altro, dicevo che le nostre vite sono fatte di semplici passatempo, che l’evoluzione delle comunità umane è consistita in questo fondamentalmente: nel creare diversivi per occupare il tempo. Sempre nella convinzione che si debba avvalorare la tesi della nostra diversità, perché se fossimo tutti uguali non avremmo bisogno di tutto ciò che sta dietro al sistema e del sistema stesso. Ma io mi chiedo in quale momento preciso si è smesso di viverlo il tempo, anziché occuparlo. Mi chiedo, come mi chiesi il 15 maggio 2000, quale possa essere il senso di tutte le cose che ci siamo creati ad hoc: il lavoro, gli hobby, le relazioni. Che senso, che senso..e mi chiedo perché ogni singolo uomo è così cattivo verso il prossimo? E la risposta è sempre quella: è la diversità a renderci cattivi e la società a crearla. Che bello sarebbe seguire il vento sapendo che la prossima persona che incontro avrà sicuramente un sorriso per me? Che saprà cogliere in un pollice alzato un’occasione di vita? Perché è così difficile credere di poter vivere così, nella più completa libertà e fiducia, nel mondo, nel prossimo, nella strada? L’unica casa: the road. A road to nowhere. Ecco il titolo del mio blog che ritorna: just another soldier on the road to nowhere. E che bello è seguire il filo di queste vicende e dei miei pensieri abbracciata a te? Sapere che “un film del genere lo devo vedere con te”, perché così appena finisce prendiamo e scappiamo. Lontano da tutto e da tutti. Da tutto soprattutto. E che bello è sapere che i tuoi occhi non mentono? Sentire che tutto ciò basta. Frasi, citazioni, canzoni, immagini di una natura che sa regalare momenti indescrivibili per chiunque abbia gli occhi per guardarla e intanto due piedi che si attorcigliano e giocano a rincorrersi. E un gufo impiccione che cerca compagnia, tanto dolce quanto chi se ne occupa. E misteriosi fenomeni paranormali alle scorte d’acqua che portano a enormi punti di domanda..ma cosa importa quando si sta insieme? Non importa niente. Centoquaranta minuti abbracciati a seguire il filo di immagini, pensieri e parole davvero coinvolgenti per arrivare a capire che happiness is only when shared. Beh dai quantomeno è un buon punto di partenza prima di gettarsi davvero into the wild o prima di capire che forse non serve veramente. Un sms, una piccola vibrazione prima tecnologica, poi emotiva, un sorriso. No, non serve.

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meraviglia
18 gennaio 2008
Molti mari e fiumi attraverserò, dentro la tua terra mi ritroverai. Turbini e tempeste io cavalcherò. Volerò tra i fulmini per averti..Meravigliosa creatura: sei sola al mondo. Meravigliosa paura d'averti accanto. Occhi di sole mi bruciano in mezzo al cuore ma amore è vita meravigliosa. Luce dei miei occhi brilla su di me! Voglio mille lune per accarezzarti. Pendo dai tuoi sogni, veglio su di te: non svegliarti, non svegliarti, non svegliarti...ancora! Meravigliosa creatura: sei sola al mondo. Meravigliosa paura d'averti accanto. Occhi di sole mi tremano le parole ma amore è vita meravigliosa. Meravigliosa creatura..un bacio lento. Meravigliosa paura d'averti accanto! All'improvviso tu scendi nel paradiso. Muoio d'amore meraviglioso.

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Cazzo cazzo
05 gennaio 2008
Odio le persone che piangono per niente, cioè senza un vero motivo. Odio chi va ai funerali di persone che non conosce e si commuove per loro. Odio chi dice "Non ti conoscevo ma mi spiace che sei morto" e ancora di più odio chi dice "Peccato che non ci siamo conosciuti meglio prima che te ne andassi". Ma che razza di frasi sono? Come si può provare dolore per persone che non si conoscono davvero? Alle quali non ti lega un affetto di qualsiasi tipo, sia anche una simpatia per aver passato qualche mese insieme? Cosa vuol dire "peccato non averti conosciuto meglio"? Se due mesi prima di morire aveste saputo della sua morte vi sareste dati da fare per spulciare la sua vita, i suoi ricordi, la sua mente? Che ipocrisia, quante parole vane e vuote. Eppure ora, in questo momento mi sento parte di questa falsità. Perché mentre leggo i tuoi messaggi di addio sul forum mi sorgono alcune lacrime silenziose e non so motivarle. Ricordo scene esilaranti nelle partite cadette contro di te, le risate a mettere a posto dopo la partita le panchine. Ma sono passati anni, tanti anni. Mi sono rallegrata quando ho saputo che allenavi l'Olimpia. Mi sono detta "Sono contenta per lui". Ed erano già tre anni. Non ti vedevo da un anno, io. Esattamente dallo scorso capodanno in un parcheggio del Carrefour di Carugate che stavi andando non so dove per l'ultimo. Non sapevo nemmeno il tuo vero nome. Eppure leggere quei commenti, quelli veri, mi hanno messo una gran tristezza. Forse non piango per te, forse piango per la tua morte. Non mi mancherai, semplicemente perché non ti vedevo mai, non avevamo alcun tipo di rapporto. Certo posso concordare che eri una persona solare, davvero incredibile in quanto a simpatia e da quanto leggo anche come allenatore eri uno valido. E sicuramente questo fa tristezza. Com'è quella frase super inflazionata e banalissima? "Sono sempre i migliori ad andarsene". Sarà anche inflazionata ma alla fine sono sempre i più stronzi a rimanere di più. Su questo quindi posso essere triste per te: pensare che una persona come te non c'è più, che non è giusto e non lo meritavi. Ma forse piango perché questi eventi ti ricordano che la morte è più vicina a noi di quanto la tv ci faccia credere. Siamo così tanti al mondo che quando si parla di morte ci si rassicura pensando che capiterà sempre a qualcun altro, non a noi né tantomeno a qualcuno che conosciamo. E invece non è così: nei 6 miliardi di persone al mondo ci siamo dentro anche noi e i nostri amici-conoscenti e la statistica non conta più un cazzo. O forse piango per il modo in cui sei morto che mi fa pensare cose orrende, cose alle quali proprio non voglio pensare, cose che mi ucciderebbero davvero..davvero. Forse però piango per tutti questi motivi messi insieme che uniti potrebbero formarne uno vero. E anche se non c'è scritto il tuo nome e cognome su questo motivo, cosa importa? Io ti mando lo stesso un pensiero e un augurio di sogni tranquilli.
Ciao Kigia.

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posted by Sisa at 16:23 | Permalink | 2 comments
27 dicembre 2007
manca l'ossigeno..

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posted by Sisa at 11:30 | Permalink | 0 comments
Ci sono attimi
21 dicembre 2007
Ci sono attimi che tu vivi, forse in modo utopico o adolscenziale, credendo che siano e saranno per sempre gli unici nella tua vita. E quindi fai dei pensieri, dici delle cose e ne fai altre nella presunzione o forse nella speranza che non le rifarai mai più. E non speranza in senso negativo. Speranza perché è rassicurante credere che una cosa accaduta, soprattutto se bella, possa rimanere un fatto irrelato nel tempo rendendolo così speciale, unico e in qualche modo immortale. A volte ti sforzi per far sì che le cose restino così, a volte invece è davvero facile evitare che la sensazione, il fatto, la frase dilaghino in altre circostanze. Ci sono ad esempio canzoni, canzoni che irrimediabilmente dedichi a persone o situazioni. E spesso accade che anche se la situazione che le contestualizza finisce, il sentimento evapora, tu comunque rimani legato a quell'emozione e cerchi, a volte stupidamente, a volte in modo quasi meccanico, di salvaguardarla. Per cui se qualcuno te la canta o se la senti passare alla radio, tu dentro di te ti rifiuti di cedere il passo e conservi gelosamente il tuo ricordo. E non c'è niente di più triste che sforzarsi di ricordare. Delle volte, invece, il ricordo è talmente spontaneo che a volte cammina traballando sulla sottile linea del dolore. E ci sono canzoni, ci sono pensieri, ci sono ricordi di cui non ti libererai mai. Ma, e qui veniamo al punto, ci sono anche momenti che ti fanno ricredere e riescono a re-indirizzare certe canzoni sacre, perché sacre è la parola più esatta possibile, e dare loro un nuovo senso. E la cosa più strabiliante è che tu non ti opponi e anche se all'inizio il pensiero spontaneo è "no no, questa è per Lui", poi non riesci a non tenere conto di quel sorriso smagliante e luccicante che ti sta sorgendo dal di dentro e ti illumina il volto. E allora ti lasci andare, cedi il passo e un "grande grande grande" può diventare nuova vita e anche la Prima Canzone, quella che credevi non ti avrebbe mai fatto pensare ad altri, ad un certo punto ti accorgi che invece è più adatta ad altre persone, ad altri orizzonti, ad altre speranze...

It's amazing how you can speak right to my heart. Without saying a word, you can light up the dark. Try as I may I could never explain what I hear when you don't say a thing. The smile on your face lets me know that you need me, there's a truth in your eyes saying you'll never leave me. The touch of your hand says you'll catch me whenever I fall. You say it best when you say nothing at all.

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posted by Sisa at 14:49 | Permalink | 2 comments
Just like this
13 dicembre 2007
I could stay awake just to hear you breathing and watch you smile while you are sleeping, while you're far away and dreaming. I could spend my life in this sweet surrender. I could stay lost in this moment forever. Well, every moment spent with you is a moment I treasure. I don't wanna close my eyes, I don't wanna fall asleep 'cause I'd miss you, baby, and I don't wanna miss a thing. 'Cause even when I dream of you, the sweetest dream would never do I'd still miss you, baby, and I don't wanna miss a thing. Lying close to you feeling your heart beating and I'm wondering what you're dreaming, wondering if it's me you're seeing. Then I kiss your eyes and thank God we're together. I just wanna stay with you in this moment forever, forever and ever. I don't wanna close my eyes, I don't wanna fall asleep 'cause I'd miss you, baby, and I don't wanna miss a thing. 'Cause even when I dream of you, the sweetest dream would never do I'd still miss you, baby, and I don't wanna miss a thing. I don't wanna miss one smile, I don't wanna miss one kiss. Well, I just wanna be with you, right here with you, just like this. I just wanna hold you close, feel your heart so close to mine and just stay here in this moment for all the rest of time.

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posted by Sisa at 00:22 | Permalink | 0 comments
visto che..
06 dicembre 2007
Ok visto che studiare non serve a niente. Visto che a fare lettere si impara solo la geografia. Visto che le parole nemmeno a ricopiarle vengono. Visto che ogni parola sarebbe davvero inutile..anche se ci si pensa mezz'ora in terza persona, cercando "il giusto effetto e un'onesta dose di tenerezza". Visto che parole più specifiche possono ferire le orecchie (anzi gli occhi) sbagliati. Visto che alla fine questo blog ha delle entrate fisse ormai e da queste entrate ne dipende il senso stesso. Visto che ormai siamo bravisssssimi a interpretare emozioni con le immagini, visto che ormai padroneggiamo perfettamente le sinestesie dei nostri pensieri. Allora, viste tutte queste cose, andiamo avanti a parlare per immagini, che c'è gente che parla con parole molto meglio di me. Mi rifugio nelle foto, meglio se potessi farle io. Una foto a me stessa, me stessa dentro, quella che non vedo nemmeno io. Chissà che foto verrebbe fuori. La cosa positiva è che una foto verrebbe, che non ci sarebbe così buio da non riuscire a scattarla. Forse perché più o meno, al mio interno, ora apparirebbe così:


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posted by Sisa at 13:37 | Permalink | 1 comments
scrivo in giallo
02 dicembre 2007
è vero, scrivo bene. O almeno, so esprimermi. Ma a volte le parole non bastano. A volte sono ridondanti invece. A volte sono vuote, inutili. Mi sembra di parlare mentre la loro eco rimbomba a vuoto e mi chiedo "Avrà capito cosa volevo dire?". A volte le immagini parlano meglio. E allora, aspettando di vederti, questa immagine dovrebbe riflettere la situazione in questo momento. Decisamente.
A te, così empatico, la sua semplice interpretazione.

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posted by Sisa at 03:10 | Permalink | 1 comments
06 novembre 2007
senza di te...ora, sempre...brrrrr

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posted by Sisa at 02:11 | Permalink | 1 comments