27 dicembre 2007
manca l'ossigeno..

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Ci sono attimi
21 dicembre 2007
Ci sono attimi che tu vivi, forse in modo utopico o adolscenziale, credendo che siano e saranno per sempre gli unici nella tua vita. E quindi fai dei pensieri, dici delle cose e ne fai altre nella presunzione o forse nella speranza che non le rifarai mai più. E non speranza in senso negativo. Speranza perché è rassicurante credere che una cosa accaduta, soprattutto se bella, possa rimanere un fatto irrelato nel tempo rendendolo così speciale, unico e in qualche modo immortale. A volte ti sforzi per far sì che le cose restino così, a volte invece è davvero facile evitare che la sensazione, il fatto, la frase dilaghino in altre circostanze. Ci sono ad esempio canzoni, canzoni che irrimediabilmente dedichi a persone o situazioni. E spesso accade che anche se la situazione che le contestualizza finisce, il sentimento evapora, tu comunque rimani legato a quell'emozione e cerchi, a volte stupidamente, a volte in modo quasi meccanico, di salvaguardarla. Per cui se qualcuno te la canta o se la senti passare alla radio, tu dentro di te ti rifiuti di cedere il passo e conservi gelosamente il tuo ricordo. E non c'è niente di più triste che sforzarsi di ricordare. Delle volte, invece, il ricordo è talmente spontaneo che a volte cammina traballando sulla sottile linea del dolore. E ci sono canzoni, ci sono pensieri, ci sono ricordi di cui non ti libererai mai. Ma, e qui veniamo al punto, ci sono anche momenti che ti fanno ricredere e riescono a re-indirizzare certe canzoni sacre, perché sacre è la parola più esatta possibile, e dare loro un nuovo senso. E la cosa più strabiliante è che tu non ti opponi e anche se all'inizio il pensiero spontaneo è "no no, questa è per Lui", poi non riesci a non tenere conto di quel sorriso smagliante e luccicante che ti sta sorgendo dal di dentro e ti illumina il volto. E allora ti lasci andare, cedi il passo e un "grande grande grande" può diventare nuova vita e anche la Prima Canzone, quella che credevi non ti avrebbe mai fatto pensare ad altri, ad un certo punto ti accorgi che invece è più adatta ad altre persone, ad altri orizzonti, ad altre speranze...

It's amazing how you can speak right to my heart. Without saying a word, you can light up the dark. Try as I may I could never explain what I hear when you don't say a thing. The smile on your face lets me know that you need me, there's a truth in your eyes saying you'll never leave me. The touch of your hand says you'll catch me whenever I fall. You say it best when you say nothing at all.

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posted by Sisa at 14:49 | Permalink | 2 comments
La conquista del merlo
18 dicembre 2007
Nel corso degli ultimi duecento anni il merlo ha lasciato le foreste per diventare un uccello di città. Dapprima in Gran Bretagna, già alla fine del XVIII secolo, e qualche decina d'anni più tardi a Parigi e nella Ruhr. Durante il XIX secolo ha conquistato una dopo l'altra tutte le città d'Europa. Intorno al 1900 si è installato a Vienna e a Praga, poi è avanzato verso est, raggiungendo Budapest, Belgrado, Instanbul.

Dal punto di vista del pianeta, questa invasione del merlo nel mondo dell'uomo è incontestabilmente più importante dell'invasione dell'America del Sud da parte degli spagnoli o del ritorno degli ebrei in Palestina. Il cambiamento dei rapporti fra le diverse specie del creato (pesci, uccelli, uomini, vegetali) è un cambiamento di ordine più elevato rispetto a quelo fra i diversi gruppi di una medesima specie. Che la Boemia sia abitata dai celti o dagli slavi, che la Bessarabia sia conquistata dai romani o dai russi, la terra se ne infischia. Ma che il merlo abbia tradito la propria originaria natura per seguire l'uomo nel suo mondo artificiale e contro natura è qualcosa che produce un mutamento nell'organizzazione del pianeta.

Ciò non toglie che nessuno abbia il coraggio di interpretare i due ultimi secoli come la storia dell'invasione delle città dell'uomo da parte del merlo. Siamo tutti prigionieri di una concezione rigida di ciò che è importante e di ciò che non lo è, puntiamo gli occhi ansiosi sull'importante, mentre di nascosto, alle nostre spalle, l'insignificante conduce la sua guerriglia che finirà col cambiare inosservata il mondo cogliendoci di sorpresa.










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posted by Sisa at 21:04 | Permalink | 0 comments
A te, my friend
16 dicembre 2007
Ciao,

da quanto che non ti scrivo. Forse da qualche anno. Ci sentiamo spesso, eppure non ti scrivo da tanto. Forse non ce n'è bisogno. Forse a noi basta pensarci per sentirci vicini, ci basta una parola per scrivere millenni. Ma ora voglio parlarti. Anzi, voglio scriverti. Voglio sentire le mie mani scorrere sulla tastiera del computer come le dita di un pianista sul suo strumento preferito. Vorrei che per ogni tasto che schiaccio uscisse una dolce nota e sentire quale melodia ne verrebbe fuori. La melodia dei miei pensieri. Non so che ritmo avrebbe, né so quanto durerebbe ma sarebbe bello per una volta sentirla. Senza doverla interpretare, senza aver bisogno di capire i propri pensieri. Tutto sarebbe già decodificato in chiave musicale, tutto già pronto solo per essere ascoltato, un omogeneizzato del proprio cuore. Chiaramente non sarei io se i miei discorsi non avessero un'introduzione aulica che tocchi i massimi sistemi per poi calarsi nel vivo del discorso. Insomma, sono letterata mica per niente. E poi so che a te piace leggermi così. E so che piace anche ad altri. E soprattutto non posso farne a meno. Mi chiedi com'è la mia vita ora. Non ci sarebbe niente di più facile da descrivere, forse. Ieri sera mi hanno detto che da qualche mese a questa parte sono più bella. E hanno dato un motivo a tutto ciò, un evento. Un evento che senza dubbio è stato importante nella mia vita, che l'ha davvero cambiata, delusa, rattristata, fatta rinascere. Insomma un miscuglio di cose belle e brutte, come tutte le cose importanti. O forse è tutto dovuto al nuovo look? Al nuovo taglio di capelli e colore? Forse il fatto di aver finito gli esami, di star veleggiando verso la laurea in perfetto orario. E di rendere quindi orgogliosi i miei, di ripagarli un pochino di tutti gli sforzi fatti. Forse. Forse un nuovo stile di vita, forse un'energia vitale che ha preso a turbinare nelle mie giornate. Forse nuove conoscenze, tante nuove conoscenze che hanno sconvolto la mia vita. Una su tutte. Insomma, tanti fattori che hanno contribuito a rendere più "bella" la Sisa, forse solo più serena. Perché ora c'è una Sisa che non guarda il futuro ma "believes in the resolute urgency of now" come mi suggeriscono gli Smashing Pumpkins.
Insomma vuoi parlare della mia vita, ma è così difficile riuscire a fare un bilancio ora. Dovrei raccontarti mille cose, mille cose davvero. Per capirmi davvero non basta chiedermi come va, bisognerebbe ascoltare in diretta live ogni volta che la mia mente partorisce qualche idea, qualche pensiero, qualche riflessione. Dovrei riuscire a mettere per iscritto ognuno di questi momenti per riuscire a tracciare una mappa concettuale di quella che è "Sisa". Si perché a descrivermi non sarei brava, a raccontare in un breve sunto la mia situazione non renderei l'idea di quello che è il mio universo. Ma forse è giusto che sia così.
Potrei raccontarti della vita universitaria, che va benone, come già ho detto. Potrei parlarti dei miei obiettivi ma forse ti annoierei. Potrei raccontarti della mia tesi ma il rischio è ancora maggiore anche se quando ne parlo mi si illuminano gli occhi e la rendo meno barbosa che mai! Potrei raccontarti della partita di ieri sera, dei complimenti di Nadia che fanno davvero piacere, della sensazione di divertirsi in campo giocando bene che non provavo credo da Binzago. Della situazione un po' più pesante che si crea però ogni giorno in palestra, che mi fa venire voglia di mollare tutto, ma ti potrei anche raccontare di quanto mi diverto, di quanto rido, di quanto voglio bene alle mie compagne e di quanto mi rendo conto che questa è la cosa più importante alla fine. Potrei raccontarti dell'ultima settimana, delle emozioni fantastiche che ho provato. Dei dubbi, delle paure cancellate da uno sguardo. Di momenti che fanno battere forte il cuore, davvero. Di lauree di amiche che ti fanno preoccupare di quando quel giorno ci sarai tu davanti a quel tavolo e a quella porta aspettando un campanello e ti immagini chi ci sarà accanto a te, chi ci sarà ad abbracciarti e darti un bacio. E speri di poter fare una lista che non verrà disattesa. Spero quel giorno di avere intorno tutte le persone che mi vogliono bene e rendermi conto che sono tante. Spero. Spero di aver risposto alla tua domanda. Anche se forse è più facile a dirsi che a farsi. Potrei mandarti un'email altrimenti, ormai sono bravissima a scriverle e forse questo post nasce proprio da una mail scritta poco tempo fa che ha attivato la modalità "pensiero". O forse è stata attivata da una domenica pomeriggio passata in casa a riprendermi dalle fatiche di una settimana bellissima ma davvero faticosa. E così domani sarò pronta per una nuova entusiasmante settimana, al ritmo di quella che ti ho descritto essere la mia vita ora. Spero che sia stata chiara. Anche se è bello che così non sia.

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posted by Sisa at 15:42 | Permalink | 0 comments
Just like this
13 dicembre 2007
I could stay awake just to hear you breathing and watch you smile while you are sleeping, while you're far away and dreaming. I could spend my life in this sweet surrender. I could stay lost in this moment forever. Well, every moment spent with you is a moment I treasure. I don't wanna close my eyes, I don't wanna fall asleep 'cause I'd miss you, baby, and I don't wanna miss a thing. 'Cause even when I dream of you, the sweetest dream would never do I'd still miss you, baby, and I don't wanna miss a thing. Lying close to you feeling your heart beating and I'm wondering what you're dreaming, wondering if it's me you're seeing. Then I kiss your eyes and thank God we're together. I just wanna stay with you in this moment forever, forever and ever. I don't wanna close my eyes, I don't wanna fall asleep 'cause I'd miss you, baby, and I don't wanna miss a thing. 'Cause even when I dream of you, the sweetest dream would never do I'd still miss you, baby, and I don't wanna miss a thing. I don't wanna miss one smile, I don't wanna miss one kiss. Well, I just wanna be with you, right here with you, just like this. I just wanna hold you close, feel your heart so close to mine and just stay here in this moment for all the rest of time.

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posted by Sisa at 00:22 | Permalink | 0 comments
and so it is
10 dicembre 2007
una macchina parcheggiata. vetri appannati senza alcun bisogno di volgarità. il fiato si produce anche parlando. parole che escono con una facilità estrema, quasi imbarazzante. se non fosse che l'imbarazzo si è dimenticato di venire. parole parole parole. che riempiono lo spazio intorno a noi. noi, una nuova parola che ha un suono inaspettatamente bello. e alzare la testa e guardare di là e intravedere qualcosa nella nebbia che ieri sera opprimeva Milano e i nostri occhi. domande su cosa possa essere, su quanto lontano possa essere. ma poi alla fine cosa serve domandare? per avere risposte, è chiaro. e le risposte a cosa servono? per sopperire a qualche lacuna che non si riesce a sopportare vuota. io lacune non ne ho. non ho bisogno di fare domande e non ho bisogno quindi di avere risposte. come ho già detto, mi basta. e allora perché scrutare la nebbia quando ho una macchina piena di parole a cui attingere? quando posso tranquillamente chiudere gli occhi e sorridere? quando posso sentire sorgere lacrime, silenziose lacrime di gioia? no, la nebbia non mi interessa. non mi fa paura, ma non la guardo nemmeno. preferisco rimanere al caldo, sotto una giacca improvvisata coperta, ascoltare Simon and Garfunkel e pensare che niente manca, che tutto è perfetto così.

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posted by Sisa at 11:26 | Permalink | 0 comments
visto che..
06 dicembre 2007
Ok visto che studiare non serve a niente. Visto che a fare lettere si impara solo la geografia. Visto che le parole nemmeno a ricopiarle vengono. Visto che ogni parola sarebbe davvero inutile..anche se ci si pensa mezz'ora in terza persona, cercando "il giusto effetto e un'onesta dose di tenerezza". Visto che parole più specifiche possono ferire le orecchie (anzi gli occhi) sbagliati. Visto che alla fine questo blog ha delle entrate fisse ormai e da queste entrate ne dipende il senso stesso. Visto che ormai siamo bravisssssimi a interpretare emozioni con le immagini, visto che ormai padroneggiamo perfettamente le sinestesie dei nostri pensieri. Allora, viste tutte queste cose, andiamo avanti a parlare per immagini, che c'è gente che parla con parole molto meglio di me. Mi rifugio nelle foto, meglio se potessi farle io. Una foto a me stessa, me stessa dentro, quella che non vedo nemmeno io. Chissà che foto verrebbe fuori. La cosa positiva è che una foto verrebbe, che non ci sarebbe così buio da non riuscire a scattarla. Forse perché più o meno, al mio interno, ora apparirebbe così:


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un po' di sana autoesaltazione
04 dicembre 2007
"La capisco benissimo" disse Goethe. "Sono esattamente questi dettagli, un vestito mal scelto, un lieve difetto nella dentatura, un'incantevole mediocrità dell'animo, che rendono viva e vera una donna. Le donne dei manifesti o delle riviste di moda che oggi quasi tutte tentano di imitare non sono attraenti, perché sono irreali, perché sono una somma di istruzioni astratte. Sono nate da una macchina cibernetica e non da un corpo umano!"













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posted by Sisa at 22:56 | Permalink | 0 comments
Oggi tu
03 dicembre 2007
Oggi sarebbe giorno da post. Un post molto lungo. Uno di quei post in cui tutti quelli che leggono si fanno domande. "Ma di cosa sta parlando?". Uno di quei post in cui tutti pensano (o sperano o ci provano) di trovare un collegamento con qualcosa che sanno di me. Sarebbe uno di quei post che lascerebbe il segno, non ho dubbi. Che riceverebbe mille complimenti, che comunicherebbe qualcosa davvero. Uno di quei post così criptici (per ovvie ragioni) così come solo io su questo blog riesco a fare. Riesco a parlare di me e allo stesso tempo non dire niente ed evitare lo stesso le domande indiscrete. Chi deve capire capisce. E spesso non c'è nulla da capire. Oggi capirebbero in pochi. In due o tre. E non so nemmeno se capirebbero tutto. Anche perché io da qualche giorno non so più esprimermi. Sono veramente allibita. Sarà la convalescenza dalla malattia? Non lo so. So solo che dovrei sentirmi al settimo cielo (e lo sono) ma non posso non sentirmi una stupida e farmi mille domande. "Perché?" tanto per cominciare. Anche se questa domanda ha già avuto tante, tante risposte. Risposte bellissime, dolcissime ma la mia perplessità, mi dispiace, rimane. E non sono tranquilla. E non la capisco. E non mi capisco. E allora dov'è che sono tanto cambiata alla fin fine? Se ancora la mia mente si affolla di domande, se ancora l'istinto a volte è prevalso dalle mie questioni? So che non dovrei. So che dovrei vivere e basta ed è quello che farò. Non c'è dubbio. Almeno in quello sono cresciuta. Ma non mi sta bene essere così. Io non sono così. Vorrei fartelo capire ma ogni volta che ci provo non esce nient'altro che banalità. E io odio la banalità, io detesto le cose scontate. Detesto essere normale. Forse lo sono però, e tu non lo sei. E questo mi mette mille dubbi in testa. E sono ridicola lo so. Ma tant'è. Forse riuscirai a capirmi. Forse capirai almeno un punto di questo post ma spero non si travisi il significato alla base, ciò che mi ha mosso a scrivere questo post. E cioè il "verso" che sta alla base di tutto questo. Un grande verso.

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posted by Sisa at 13:56 | Permalink | 4 comments
scrivo in giallo
02 dicembre 2007
è vero, scrivo bene. O almeno, so esprimermi. Ma a volte le parole non bastano. A volte sono ridondanti invece. A volte sono vuote, inutili. Mi sembra di parlare mentre la loro eco rimbomba a vuoto e mi chiedo "Avrà capito cosa volevo dire?". A volte le immagini parlano meglio. E allora, aspettando di vederti, questa immagine dovrebbe riflettere la situazione in questo momento. Decisamente.
A te, così empatico, la sua semplice interpretazione.

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