Quando hai 22 anni e non hai mai lavorato il tuo calendario funziona diversamente da tutti gli over 19 che non si sono iscritti all'università. Se poi fai anche attività sportiva a maggior ragione. Per questi motivi ti ritrovi a pensare che l'anno inizi a settembre e finisca a maggio, tutt'al più a giugno, che luglio e agosto siano vacanza e non sai nemmeno cosa sia l'anno fiscale, per non parlare di quello solare. Capodanno è solo una scusa per tornare tardi tardi. Ergo ti ritrovi a giugno, in realtà un po' in anticipo sui tempi e cominci a pensare. Ti siedi su un bel sasso, tiri un bel respiro, speri che la schiena non si lamenti troppo e tiri qualche somma. E in questo giugno estremamente piovoso scopro che settembre è lontanissimo. Mi concentro su "inizio anno" e mi accorgo che mi sembra sia passato un lasso di tempo molto più ampio di quello effettivo. I ricordi sono lontani, vaghi anche se in realtà ben fissati nella mia memoria. Semplicemente mi sembra siano passati anni e anni e quei momenti paiono scene di un film visto molto tempo fa, di cui ricordo a malapena la trama. Figuriamoci il finale. A settembre era tutto diverso... Ho iniziato l'anno al fianco di una persona. Ho iniziato l'anno cestistico con mille aspettative, carica come una molla, un po' titubante compiendo scelte come al solito più altruistiche del dovuto, ma pienamente consapevole. Già questi due punti non sono durati granché: settembre ha assistito al mio più grande cambio di rotta e l'entusiasmo inziale ha pian piano scemato, già dai primi mesi.. Settembre è stato un mese lunghissimo: dubbi, esitazioni, tentazioni, cedimenti, tradimenti, sorrisi, lacrime, sorrisi, speranze, paure, tradimento, abbandono, lacrime, lacrime, lacrime. E ottobre ne è stato il degno successore. E sull'altro piano la paura di aver commesso uno sbaglio dilagava, un post verde di novembre mi ricorda emozioni troppo lontane ma assolutamente non dimenticate. Voi, solo voi, sempre voi. Ma solo voi. Non bastano certe ragioni, certe volte. Non bastano a rifare la stessa scelta, lo stesso errore due volte di fila. Mi dispiace, forse sono egoista, forse sì, forse finalmente per una volta riesco ad esserlo. Mi spiace che ci andiate di mezzo voi, ma ne ho bisogno come l'aria. Se mi sembra che quest'anno sia stato così lungo è forse perché è stato incredibilmente intenso e perché ha stravolto la mia vita. Sono cambiata io, sono cambiate le persone che mi stanno intorno, sono cambiati i miei progetti di vita e i miei propositi..e poi sono dottoressa, perbacco! Sarà anche per questo? Sì, è stato un anno davvero intenso, ma irrimediabilmente positivo. Se settembre ha portato tante lacrime, è stato però anche in grado di regalarmi due persone speciali, una vecchia e riscoperta, e l'altra totalmente nuova, senza le quali non saprei proprio immaginare la mia vita ora e soprattutto non avrei saputo immaginarla allora. Se la delusione è stata più forte della speranza, l'amicizia ha però prevalso sempre su tutto e alla fine rimangono sorrisi bagnati e tenere promesse che aspettano solo di essere mantenute. Spero di non perdervi, mai. Se poi tutto è cambiato, le prospettive, le giornate, il modo di porsi e il maturare, è solo per un motivo. E sai benissimo qual è. Anzi, lo sanno un po' tutti in verità. Sto crescendo, sto accettando me stessa (la vera me stessa) in un rapporto a due. Sto imparando ad accettarmi (veramente), a sapermi prendere, a conoscermi senza imputarmi e a correggere il mio comportamento irrimediabilmente viziato, immaturo, lassista e fatalista (o "favolistico" se preferisci). E il merito è solo di una presentazione del 26 ottobre, di un torneo in novembre, di una serata a dicembre e dei successivi sei mesi. Il mio anno accademico e cestistico anche non è ancora finito, ma qualche somma la posso già tirare. E, senza l'aiuto della mia fidata calcolatrice, posso dire che il bilancio è positivo. Sì, Ivan, l'orizzonte sembra sereno. Non prevedo tempeste, ma le saprei affrontare molto meglio ora.Etichette: dediche, riflessioni