In un'altra vita
22 aprile 2008
Se sapessi suonare il piano, la saprei fare. Se sapessi suonare un qualsiasi altro strumento, proverei almeno ad abbozzarne il tema. Se fossi una semplice ascoltatrice, so che chiuderei gli occhi e mi lascerei trasportare lontano, in un'altra vita. Lo so, perché è quello che faccio. So che se anche i tasti sono 88 e sai che non possono fregarti, alla fine ce la fanno, a fregarti. E il risultato è infinito, come infiniti siamo noi, le sue dita, le nostre, la musica, il tempo. Due poltrone rosse che si mischiano con i corpi, troppo strette per contenere quattro lunghe gambe e una gioia dopotutto semplice. Tante persone con le orecchie tese e ti trovi a chiederti per quali motivi siano lì. Chi muove le dita freneticamente, chi dorme, chi beve coca-cola, chi fa filmini. Chi si ama. Mi guardo attorno nel buio e non vedo niente di più luminoso dei posti N50 e N51 e credo che nessuno abbia un valido motivo per essere lì come il responsabile del Basket Bicocca e una laureata in lettere. Rifletto sulla genesi del regalo, sulla poltronissima, sui prezzi e mi rammarico per la sorpresa mancata. Ma ad un tratto, all'improvviso capisco che non è vero niente, che non c'è nessuna fila N e nessuna signora grassa che muove le dita, che nessuno beve coca e nessuno fa foto, che siamo in un'altra vita. Sì, in un'altra vita. Siamo partiti, senza nemmeno rendermene conto, convinta che una qualche pausa sarebbe intercorsa tra un viaggio e un altro, una qualche voce mi avrebbe invitata a fare i bagagli e salire in carrozza. E invece no, arriva inaspettata come l'amore e mi prende lo stesso brivido che mi prese a Bologna il 26 dicembre scorso, quando dieci dita un po' emozionate e sicuramente nervose hanno cominciato a suonare su una tastiera molto meno infinita. Lo stesso brivido che ti prende quando vedi all'improvviso la cosa più bella del mondo e non pensavi di vederla, non pensavi sarebbe stata così bella. Quelle note, sentite lì, in uno spazio indefinitio in un'altra vita sono un'emozione unica, equiparata solo dal muovere appena le dita e incontrarne altre. E rendersi conto che nel mio viaggio non sono sola. E che non sono l'unica a viaggiare. All'improvviso realizzo che tutti stanno andando da qualche parte e ognuno in un'altra vita, nella vita che vorrebbe, nella vita che lo rende più felice e che non è mio diritto indagare oltre. E mentre lentamente cresce sempre più veloce, più acuta, più incredibilmente coinvolgente, mentre ti chiedi come fanno quelle dita a produrre qualcosa di così dolce, come ha fatto una mente a pensare qualcosa di così indescrivibile, mi volto e trovo il tuo sorriso. Ed allora capisco, nella frenesia delle note, nella discrezione del buio, nell'emozione di un semplice concerto che in un'altra vita tu saresti lo stesso sempre al mio fianco.

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posted by Sisa at 21:25 | Permalink |


1 Comments:


  • At 12/5/08 14:31, Anonymous Anonimo

    ....leggo tutto d'un fiato, seguo tutti i suoni delle parole che hai scritto..e atterro su una frase tenerissima...che ti lascia un sacco di dolcezza dentro..
    quando qualcuno scrive sincero è tanto bello..
    un bacio Sisetta.
    Vale