nessuna meta
17 gennaio 2010

è così strano essere umani. ti convinci che tutto quello che vuoi è un po’ di felicità. pensi sia lo scopo della tua vita, tutti lo pensano. tutti lo vogliono, chi lo nega è falso o si è solo arreso. e ti arrabbi, sbatti porte, tiri calci, bestemmi verso il cielo perché non ci riesci e chiedi senza sosta “perché a me, perché non posso essere felice, che cosa ho fatto di male”. ovviamente non puoi brancolare nel buio, ti devi dare degli obiettivi, devi dare un nome al quel vuoto che senti perché pensi che se ha un nome è più facile trovarlo. e allora cerchi cerchi cerchi e accumuli. accumuli qualsiasi tipo di cosa, materiale e non, che pensi riempirà quel vuoto. noi non facciamo altro che accumulare cose nella vita. oggetti, pensieri, esperienze, persone. ed ogni nuova tacca nell’elenco della nostra vita ci dà la convinzione di aver fatto un passo in più verso quel qualcosa, che tutto quel posto che queste cose occupano toglie spazio al vuoto. senza spazio il vuoto non può allargarsi giusto? ma possedere non è la risposta. ben presto noi stessi siamo posseduti da ciò che crediamo di possedere, dalle nostre collezioni. senza renderci conto di quanto siano macabre. e un bel giorno, mentre sistemi libri, riflessioni, film e persone in ordine alfabetico, in ordine cronologico o nell’ordine in cui vorresti che stessero perché è l’ordine giusto per te, mentre fai questo senti che invece il vuoto è sempre lì. perché il vuoto divora, non si espande. il vuoto passa sopra le cose accumulate. e allora sprofondi in domande più grandi di te. tutti i vecchi perché si ripresentano e ti chiedi perché, dannazione, perché non basta niente. ma la realtà è che non è affatto difficile arrivare alle risposte di queste domande. il difficile sta nel rispondersi ad alta voce, sta nell’ammettere a se stessi la verità. e la verità è che abbiamo bisogno di tutto questo. che quando ascolti una canzone triste senti pulsare qualcosa dentro, anche se non hai motivi per essere triste. quello che pulsa è la tua natura. è l’essere umani. e essere umani significa che tutto quello che pensi non ha senso. che tutto quello che ti dicono, quello che leggi, quello che senti sono solo parole. essere umani significa che niente è in grado di dirti chi sei e cosa provi realmente. significa essere in balìa della propria natura come non potrai mai ammettere di essere. ma il trucco è che solo quando invece lo ammetterai sarai davvero libero. libero di essere un essere umano. perché anziché avere paura di questa natura, anziché cercare di scappare e di accampare scuse, ne avrai coscienza. coscienza del fatto che traballare è il nostro destino. che un sorriso dura un attimo e poi svanisce. che una lacrima bagna più in profondità di quanto un fazzoletto o una carezza possano asciugare, ma che comunque alla fine poi si asciuga lo stesso. che qualsiasi cosa accada, bella o brutta, finisce. sempre. e non si può far niente perché questo non accada. che illusioni e speranze vivono su un confine così sottile che è impossibile non confonderle. che i sogni servono per mandare avanti la baracca, ma che quando uno per caso si avvera è solo un attimo di gioia prima di rendersi conto che ce n’è già un altro alle porte. e prima di rendersi conto che è proprio questo in realtà che ci manda avanti la baracca. non raggiungerli, non sorridere, non piangere ma tutto quello che sta in mezzo tra queste cose. “c’è una meta ma nessuna via” diceva Kafka. forse invece è il contrario: c’è una via e nessuna meta.

Etichette:

posted by Sisa at 15:17 | Permalink | 4 comments