Esiste una meta ma nessuna via. Ciò che noi chiamiamo via è indugiare. Franz Kafka
Chi sono
Nome: Sisa Da: Cremona, Italy About me: "E c'è infine una quarta categoria, la più rara, quella di coloro che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti. Sono i sognatori." Kundera
Amo : "te, come non ho fatto in fondo con nessuno", VIVERE, la mia micia Toffee, il Basket, Berbenno, viaggiare (non andare in vacanza!), la Coca e la pizza, fare fotografie, cantare e leggere, le moto e le macchine, la poesia, la letteratura: il linguaggio del cuore. E la linguistica!
Odio : la stupidità , l'ignoranza, l'indifferenza, l'accoppiata soldi&potere, Milano e i milanesi, la guerra, le ingiustizie e il non poterle evitare, calcio e pallavolo :), odio non riuscire a fare qualcosa, odio chi maltratta gli animali, odio non essere ascoltata, odio chi mi conosce e non mi saluta, odio giocare male una partita, odio sentirmi dire 'te l'avevo detto' o peggio 'hai sbagliato..'
Musica : De Andrè su tutti e Vasco per affetto adolescenziale, in generale le canzoni belle, quelle che hanno qualcosa da dire"
Qual è il valore che diamo alle cose? Come facciamo a capire se siamo affezionati o abituati a qualcosa? Se sappiamo a memoria le battute di un film, lo adoriamo o semplicemente lo abbiamo visto troppe volte? Ieri mi sono trovata a fare determinate cose che ho fatto per una vita intera. Semplice routine, come fare colazione la mattina. Cose che semplicemente hai fatto miliardi di volte nella tua vita e che quindi ti riescono naturalmente, senza doverci pensare. E mi sono chiesta come mai, sebbene fosse un po' di tempo che non facevo queste cose, come mai mi riuscissero ancora così meccanicamente bene. E' affezione? O forse solo abitudine non ancora rimossa? So solo che queste abitudini sono difficili da togliersi di dosso: ieri ho fatto la "solita" strada dalla fermata della metro Duomo alla mia università e l'ho fatta tutta, come spesso ho fatto, ad occhi bassi. E qualche volta, quando me ne sono resa conto, mi sono sempre detta che "in fondo questa strada la faccio tutti i santi giorni, c'è poco da vedere ormai". Ebbene, ormai non la faccio più tutti i giorni, anzi, eppure ieri quando l'ho fatta di nuovo dopo mesi e mesi l'ho fatta nello stesso identico modo. Eppure ora ci sono delle nuove sgargianti gialle biciclette dietro il Duomo, il palazzo che fa angolo con piazza Beccaria è finalmente finito e queste cose non potrei mai notarle se non alzo lo sguardo con la curiosità di chi fa questa strada per la prima volta. Ma la nostra mente, e questo è il punto, è irrimediabilmente corrotta dalle abitudini: so perfettamente che sono mesi che non studio questa zona (e per me che sono una grande osservatrice non guardarmi intorno è proprio insolito), ma l'abitudine mi induce a non farlo, ad avere la testa bassa tipica del pendolare (o meglio, del city-user) che fa e rifa questa strada centinaia di volte l'anno. E' forse questo allora che accade anche nella vita di tutti i giorni? Capita che facciamo cose che sappiamo essere sbagliate, eppure siamo abituati a farle e non riusciamo, non ci pensiamo, non vogliamo forse smettere di farle. E' tutto davvero qui? Troppo facile forse, troppo facile dare la colpa all'abitudine. Alla fine siamo essere pensanti, pure troppo, e non è possibile relegare la ragione in una posizione così lontana, così poco importante rispetto al resto. Però siamo anche animali, fatti di istinto, e forse questo istinto ha un ruolo più importante di quanto gli evoluzionisti vogliano farci credere. Forse siamo davvero più bestie che uomo, se nemmeno riusciamo a privarci o a controllare certi nostri istinti (di qualunque genere essi siano). Forse semplicemente non vogliamo controllarli, e allora torniamo ad essere più uomini che bestie perché prendiamo posizione. Anche se una posizione sbagliata. Insomma, deve esistere un equilibrio tra ragione e istinto, tra abitudine e curiosità. Ma è questo che siamo in fondo: un continuo oscillare tra raziocinio e istintività, tra uomo e bestia: superare questo dilemma, vorrebbe forse dire superare la nostra innata natura.