A parte la solita cosa che mi piace in un film, e cioè l’originalità dei personaggi, mi ha affascinato il mondo delle geisha. Sull’originalità dei personaggi mi sono già espressa, mi pare, se così non fosse lo dico in due parole: io ADORO i personaggi UNICI, nel senso, personaggi a mo’ di Neo di Matrix: l’eletto, lui solo può fare questo. Quindi le storie di ‘supereroi’ ma soprattutto di gente normale che emerge. Questo adoro. E la piccola Chiyo riesce da servetta a diventare la geisha più richiesta di Kyoto. Ma a parte questo, come ho detto, mi ha affascinato il loro mondo, la loro splendida e crudele vita. Perché, per chi non lo sapesse o per quelli che pensano di sapere le cose per sentito dire, le geisha non erano prostitute. Il nome ‘geisha’ in giapponese significa ‘artista’. E il loro lavoro non prevedeva minimamente il fattore sesso se non nel rito della perdita della verginità che le consacrava alla loro carriera. Anzi per alcune di loro il sesso era un disonore. Certo per altre era l’opposto ma l’originaria arte delle geisha è quella di intrattenere e sono maestre di eleganza, conversazione, danza e nel suonare lo shamisen. La loro arte, se erano brave, le elevava a un rango superiore: non erano donne come tutte le altre, erano quasi venerate per la loro bellezza e raffinatezza. Di pari passo con la fama e l’ammirazione però arrivavano anche i dolori e le privazioni perché queste donne, oltre ad aver affrontato degli addestramenti pesantissimi, per tutta la vita non potevano permettersi il lusso di amare né tantomeno di perseguire la loro felicità. Queste donne incredibilmente forti, capaci di stare sedute ‘alla giapponese’ per ore ed ore, che dormivano su poggia testa per non rovinare le acconciature, che portavano i kimono a 4/5 strati con un’eleganza regale come se niente fosse e sapevano fermare un uomo per strada con un solo sguardo, erano geisha prima ancora che donne. Certo ci vorrà ancora del tempo prima che io mi avvicini ad una cultura ‘maniacale’ come quella giapponese, ma presa a piccole dosi è veramente affascinante. Ve lo consiglio, alla fine un po’ melenso ma intenso e commovente.
una cosa che fa veramente ridere sono i contenuti speciali. sono interessantissimi. per esempio scopri che tutte le riprese nell'hanamachi (il villaggio dove vivono e lavorano le geisha) sono state girate in california perché, essenso scomparsa quasi del tutto la vita tradizionale in Giappone, è stato creato un piccolo villaggio dal nulla. però fa ridere come regista, o 'l'esperta di geisha', i produttori del film parlino bene del romanzo su cui si è basato e del suo autore mentre invece la geisha (vera) che è stata fonte di informazioni per lui, tale Mineko Iwasaki, lo ha querelato per aver, diciamo, descritto male l'arte delle geisha e esaltato il ruolo del sesso nella loro professione che secondo lei è decisamente secondario. 'sti americani...
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tredicesimo livello, 92200 punti...
siete solo dei bambini!