
Credimus, an qui amant
ipsi sibi somnia fingunt?
(Buc. VIII v. 108)
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(Buc. VIII v. 108)
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Tornando a casa da sola la notte in macchina per Milano mentre piove. Adoro Milano di notte. Ultimamente l'ho riscoperta molto, soprattutto la Milano "vissuta" come diceva qualcuno. E mi piace. Mi piace soprattutto di notte, quando non passa anima viva e allora ti puoi perdere in dettagli che di giorno non vedi. Sì perché troppa luce acceca, invece il buio esalta i particolari. E poi di giorno, col traffico, la voglia di perdersi nella poesia dei dettagli viene meno. Hai solo il tempo di incazzarti per la gente in giro, io per prima. Mentre di notte guido molto più tranquilla e ho molta più pazienza. Forse perché di notte non hai orari, non sei mai in ritardo, non sei sotto gli occhi di tutti. Di notte esci fuori veramente alla luce del sole. E tornando a casa, dicevo, da sola la notte in macchina per Milano con la pioggia. La pioggia..quante parole si possono spendere sulla pioggia? Quante ne ho spese in passato? Ho addirittura dedicato la mia tesina del liceo alla pioggia. Questo fenomeno così tanto bistrattato. Io l'adoro. Sì è vero, quando piove dentro di te e piove anche fuori è una catastrofe (come mi succede in questi giorni) ma di per sé la pioggia è adorabile. Sentirne il rumore, guardarla cadere e soprattutto camminarci sotto senza pensare che ci si bagna, che si prende freddo, solo per farsi lavare via segni che nemmeno il tempo cancella o cancellerà. Dicevo, tornando a casa da sola la notte in macchina per Milano con la pioggia. Da sola, sì perché guidare di notte da sola ha un fascino ancora più particolare. Non devi ascoltare nessuno, non devi concentrarti su qualcun altro. Sei solo tu e la strada, la strada e tu. Impagabile. Insomma, dicevo, tornando a casa da sola la notte in macchina per Milano, ho sentito uno dei miei ultimi cd e risentito una vecchia canzone intramontabile per me di Samuele Bersani (il suo più grande successo credo). E certe frasi, mi sono detta, ci stanno proprio da dio adesso..Etichette: vita
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Trecento anni fa, sul terreno dove adesso sorge casa mia viveva una famiglia di indiani miwok. Oggi voglio rendergli omaggio e onorarli con un senso di meraviglia e curiosità. Chissà cosa ci sarà qui tra trecento anni! Una moschea cinese? Un istituto di ricerca sugli androidi? Una comunità multiculturale, poliglotta e poliamorosa? Chiunque sarà, gli rendo omaggio. E lo onoro con meraviglia e curiosità. T'invito a usare quanto ho appena detto come punto di partenza per una lunga meditazione. Proiettati indietro e in avanti nel tempo con spirito di giocosa riverenza. Sprona la tua fantasia a fantasticare sulle persone che ti hanno preceduto e che ti seguiranno. Etichette: oroscopo
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