Un chimico
30 ottobre 2007
Solo la morte m'ha portato in collina, un corpo fra i tanti a dar fosforo all'aria per bivacchi di fuochi che dicono fatui che non lasciano cenere, non sciolgon la brina. Solo la morte m'ha portato in collina. Da chimico un giorno avevo il potere di sposar gli elementi e farli reagire, ma gli uomini mai mi riuscì di capire, perché si combinassero attraverso l'amore affidando ad un gioco la gioia e il dolore. Guardate il sorriso, guardate il colore come giocan sul viso di chi cerca l'amore: ma lo stesso sorriso, lo stesso colore dove sono sul viso di chi ha avuto l'amore? È strano andarsene senza soffrire, senza un volto di donna da dover ricordare, ma è forse diverso il vostro morire, voi che uscite all'amore, che cedete all'aprile? Cosa c'è di diverso nel vostro morire? Primavera non bussa, lei entra sicura, come il fumo lei penetra in ogni fessura: ha le labbra di carne, i capelli di grano..che paura, che voglia che ti prenda per mano! Che paura, che voglia che ti porti lontano! Ma guardate l'idrogeno tacere nel mare, guardate l'ossigeno al suo fianco dormire: soltanto una legge che io riesco a capire ha potuto sposarli senza farli scoppiare. Soltanto la legge che io riesco a capire. Fui chimico e, no, non mi volli sposare. Non sapevo con chi e chi avrei generato: son morto in un esperimento sbagliato, proprio come gli idioti che muoion d'amore.
E qualcuno dirà che c'è un modo migliore.


Fabrizio de André

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posted by Sisa at 16:21 | Permalink |


1 Comments:


  • At 30/10/07 22:56, Anonymous Anonimo

    tu scrivi del chimico, e io ti riporto un giudice.. grande de andrè:

    Cosa vuol dire avere
    un metro e mezzo di statura,
    ve lo rivelan gli occhi
    e le battute della gente,
    o la curiosità
    di una ragazza irriverente
    che si avvicina solo
    per un suo dubbio impertinente:

    vuole scoprir se è vero
    quanto si dice intorno ai nani,
    che siano i più forniti
    della virtù meno apparente,
    fra tutte le virtù
    la più indecente.

    Passano gli anni, i mesi,
    e se li conti anche i minuti,
    è triste trovarsi adulti
    senza essere cresciuti;
    la maldicenza insiste,
    batte la lingua sul tamburo
    fino a dire che un nano
    è una carogna di sicuro
    perché ha il cuore toppo,
    troppo vicino al buco del culo.

    Fu nelle notti insonni
    vegliate al lume del rancore
    che preparai gli esami.
    diventai procuratore
    per imboccar la strada
    che dalle panche d’una cattedrale
    porta alla sacrestia
    quindi alla cattedra d’un tribunale,
    giudice finalmente,
    arbitro in terra del bene e del male.

    E allora la mia statura
    non dispensò più buonumore
    a chi alla sbarra in piedi
    mi diceva Vostro Onore,
    e di affidarli al boia
    fu un piacere del tutto mio,
    prima di genuflettermi
    nell’ora dell’addio
    non conoscendo affatto
    la statura di Dio.