Nugae
24 ottobre 2007
"Ah Catulle, Catulle, quae te dementia cepit!" avrebbe detto Virgilio al suo collega. Perché? Perché Catullo, poeta neoterico ed elegiaco per tradizione, colui che scrisse quasi solo esclusivamente carmi d'ispirazione amorosa, il poeta latino della giovinezza e dell'amore per antonomasia, era un gran coglione. Nasce a Sirmione o a Verona nel 84 a.C. (forse) e nel 60 va a Roma, come facevano tutti a quei tempi a maggior ragione se volevi fare della tua vita una poesia. E lì, oltre a conoscere importanti personaggi politici come Cornelio Nepote, lì si innamora, come nella migliore tradizione narrativa. E di chi si innamora? Lo sapete tutti, si innamora di Lesbia, la donna soave cui sono dedicati i celebri versi vivamus, mea Lesbia, atque amemus. Ma chi era Lesbia? Lesbia era lo pseudonimo (come si usava all'epoca, specie se te la facevi con la moglie di un proconsole) di Clodia, sorella del tribuno Publio Clodio Pulcro. Una donna di indubbia eleganza, cultura e bellezza ma anche una donna famosa in quel di Roma per i suoi costumi decisamente libertini. Come si fa ad innamorarsi di una donna vanitosa, che vuole sempre essere al centro dell'attenzione e che ama trovarsi in situazioni sempre intriganti salvo poi fuggirle quando se ne stanca? Soprattutto come fa ad innamorarsene un uomo come Catullo, un uomo raffinato, profondo e legato a saldi principi? Una volta nella vita ci può stare la sbandata per la persona sbagliata, ma poi bisogna tornare in sé e capire l'errore, porvi rimedio. Altrimenti la dementia avrà la meglio su di te, Catulle. E invece no. Catullo si ostine. Torna a casa per la morte del fratello ma dopo pochi mesi è costretto a tornare a Roma perché la gelosia nei confronti di Clodia (che nel frattempo si faceva i suoi porci comodi) lo divorava, non poteva stare senza di lei. E da questo sentimento angosciante, da questa ossessione nascono i versi più famosi della letteratura latina odi et amo. quare id faciam, fortasse requiris. nescio sed fieri sentio et excrucior. E questo "excrucior" condusse Catullo alla morte nel 54, a soli trent'anni, perché, ormai lo sapete meglio di me, too much love will kill you..in the end.

Forse a voi questo tema non tocca ma a me sorge spontaneo chiedermi come un uomo così intelligente non sia riuscito a staccarsi da un amore che razionalmente non aveva senso alcuno. Come non sia riuscito a rendersi conto del pericolo che quell'amore costituiva. Ma cosa avrebbe potuto fare? Non si può scegliere chi amare, anche se questa persona ti fa soffrire e ti sembra quella più sbagliata al mondo per te. Non si può scegliere chi amare. Non poté Catullo 2000 anni fa, non possiamo noi oggi.

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posted by Sisa at 10:51 | Permalink |


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